• Concorrenza - Intese -Farmaceutica

20 maggio 2019

Maxi causa di cartello negli USA nei confronti dell’industria generica

di Roberto A. Jacchia e Sara Capruzzi

In data 10 maggio 2019, 44 Stati degli Stati Uniti d’America[1] hanno intentato una causa dinanzi alla Federal Court del Connecticut nei confronti di venti imprese farmaceutiche, tra cui Teva, Pfizer, Novartis e Mylan, per aver posto in essere un cartello volto ad aumentare, e a mantenere artificialmente e coordinatamente elevati, i prezzi di oltre 100 farmaci generici, in alcuni casi superando il 1000%[2].

I farmaci coinvolti rappresentano miliardi di dollari di vendite negli Stati Uniti. Gli aumenti dei prezzi avrebbero prodotto ingenti incrementi nel costo delle assicurazioni sanitarie, dei programmi sanitari finanziati dai contribuenti come Medicare e Medicaid, nonché dei prezzi dei farmaci da prescrizione acquistati dai pazienti. Le condotte incriminate includono tutte le formulazioni, quali compresse, capsule, sospensioni, creme, gel, unguenti, nonché numerosi principi attivi a larghissimo impiego come statine, ACE-inibitori, beta bloccanti, antibiotici, antidepressivi, contraccettivi, antinfiammatori non steroidei. I farmaci interessati sono destinati alla terapia di diverse malattie, che vanno dalle sindromi infiammatorie al diabete, al cancro, all’epilessia, alla sclerosi multipla, all’HIV, e altro ancora.

Gli Stati ricorrenti hanno allegato che, per molti anni, l'industria farmaceutica generica ha operato in base ad intese tra i produttori, sopprimendo la concorrenza, dividendosi i clienti e creando un equilibrio artificiale nel mercato al fine di mantenere dei prezzi anticoncorrenziali (c.d. accordo di "fair share"). Questa intesa non è il risultato di un processo decisionale indipendente delle singole imprese avente ad oggetto espresso l’eliminazione della concorrenza, ma deriva da accordi e negoziazioni succedutisi nel corso degli anni.

Dal 2012 in avanti, alcune imprese farmaceutiche, tra cui, in particolare, Teva, avrebbero sfruttato la struttura collusiva del settore non solo tanto per mantenere il loro "fair share" del mercato, ma anche per aumentare significativamente i prezzi del maggior numero possibile di farmaci[3]. Più particolarmente, Teva avrebbe interagito con un gruppo specifico di concorrenti con cui già intratteneva rapporti collusivi proficui (c.d. "high quality competitors"), individuando i mercati dei prodotti farmaceutici in cui le loro attività si sovrapponevano e coordinando i reciproci aumenti dei prezzi. Successivamente, durante un periodo di 19 mesi, dal luglio 2013 al gennaio 2015, Teva avrebbe aumentato significativamente i prezzi di circa 112 farmaci generici diversi, di cui 86 in coordinamento con i c.d. "high quality competitors".

Attraverso tali accordi, Teva e le altre imprese coinvolte avrebbero ridotto la concorrenza nell'industria farmaceutica generica negli Stati Uniti ed ostacolato l’obiettivo del Congresso di abbassare i prezzi dei farmaci generici. Con il Hatch- Waxman Act del 1984[4], infatti, il Congresso aveva incoraggiato la produzione di farmaci generici da parte dell'industria farmaceutica, dando vita all’attuale sistema di regolamentazione dei farmaci generici negli Stati Uniti.

Le indagini sono state avviate nel luglio 2014 dallo Stato del Connecticut, a cui si sono successivamente uniti altri Stati, a seguito della diffusione degli aumenti dei prezzi dei farmaci generici[5]. I produttori avevano replicato che tali aumenti erano dovuti a fattori esogeni quali il consolidamento del settore e l’eliminazione di linee di farmaci generici non redditizie. Tuttavia, dalle indagini è emerso che gli aumenti dei prezzi erano invece dovuti a politiche collusive. Le imprese coinvolte, infatti, comunicavano tra loro per determinare e concordare la quota di mercato ed i clienti a cui ciascuna impresa aveva diritto, per poi accordarsi sui prezzi da praticare. I contatti tra le imprese sarebbero avvenuti regolarmente nell’ambito di fiere ed eventi di settore, conferenze con i clienti, pranzi, feste, eventi di golf, telefonate, e- mail e messaggi di testo.

La causa mira a sentire accertare che le condotte delle imprese hanno violato le leggi federali e statali sulla concorrenza e in materia di tutela dei consumatori. Gli Stati chiedono altresì che le imprese coinvolte cessino le condotte illecite e pongano rimedio agli effetti anticoncorrenziali causati dalle loro condotte[6].

Teva ha respinto le accuse, dichiarando che "… [t]he allegations in this new complaint, and in the litigation more generally, are just that - allegations …", aggiungendo che "… [t]he company delivers high-quality medicines to patients around the world and is committed to complying with all applicable laws and regulations in doing so …". Anche Pfizer ha negato le violazioni, affermando che la propria controllata Greenstone, che produce farmaci generici, "… has been a reliable and trusted supplier of affordable generic medicines for decades and intends to vigorously defend against these claims …"[7].

Secondo l’Attorney General del Connecticut, William Tong, che è l’iniziatore dell’azione, la causa va al cuore del problema del perché il costo della sanità è straordinariamente elevato negli Stati Uniti: "… We all wonder why our healthcare, and specifically the prices for generic prescription drugs, are so expensive in this country-this is a big reason why ...".

La causa segue quella avviata nel dicembre 2016 da 45 Stati, guidati dal precedente Attorney General del Connecticut George Jepsen, e pendente dinanzi alla Corte distrettuale della Pennsylvania. La causa è stata estesa nel 2017 e coinvolge ora 18 imprese farmaceutiche e due dirigenti, rispettivamente, di Mylan N.V. e di Emcure Pharmaceuticals, Ltd.[8]. Due ex dirigenti di Heritage Pharmaceuticals hanno stipulato accordi transattivi e collaborano con il gruppo di lavoro del Procuratore Generale[9].

 


Avv. Roberto A. Jacchia - Dott.ssa Sara Capruzzi - Studio Legale De Berti Jacchia Franchini Forlani

Fonte: dejalexonbrexit.eu

 


[1] Gli Stati coinvolti sono i seguenti: Connecticut, Alabama, Alaska, Arizona, Colorado, Delaware, Florida, Hawaii, Idaho, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Louisiana, Maine, Maryland, Michigan, Minnesota, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oklahoma, Oregon, Rhode Island, South Carolina, Tennessee, Utah, Vermont, Washington, West Virginia, Wisconsin, the Commonwealths of Kentucky, Massachusetts, Pennsylvania, Puerto Rico e Virginia.

[2] Il testo del complaint è disponibile al seguente LINK.

[3] Punto 2 del complaint: "… By 2012, Teva and other co-conspirators decided to take this understanding to the next level. Apparently unsatisfied with the status quo of "fair share" and the mere avoidance of price erosion, Teva and its co-conspirators embarked on one of the most egregious and damaging price-fixing conspiracies in the history of the United States…".

[4] Drug Price Competition and Patent Term Restoration Act of 1984, Public Law No: 98-417. Si veda il seguente LINK.

[5] Punto 11 del complaint: "… At some point, that price dynamic changed for many generic drugs. Prices for hundreds of generic drugs have risen – while some have skyrocketed, without explanation, sparking outrage from politicians, payers and consumers across the country whose costs have doubled, tripled, or even increased 1,000% or more. The growing outrage and public reports of unexplained and suspicious price increases caused the State of Connecticut to commence its investigation in July 2014. Shortly thereafter, Congress opened an inquiry and various companies acknowledged that a criminal grand jury investigation had been convened by the United States Department of Justice Antitrust Division …".

[6] Non è invece specificato l’ammontare delle sanzioni richieste.

[7] Le restanti imprese coinvolte non hanno al momento rilasciato dichiarazioni.

[8] Si veda il seguente LINK.

[9] Si veda il seguente LINK.