• Tutela dei consumatori - Condizioni contrattuali -Attività immobiliari

6 agosto 2018

Airbnb: la Commissione Europea richiede maggiori tutele per i consumatori

di Annalisa Spedicato

La Commissione Europea ha recentemente invitato il portale Airbnb a modificare i propri termini e condizioni per adeguarle alle norme dell’Unione Europea riferite alla tutela dei consumatori e ad adottare una politica di trasparenza rispetto ai prezzi praticati, allineando altresì i termini e le condizioni praticate alle norme dell’UE in materia di tutela dei consumatori, ordinando di essere più trasparente in merito alla presentazione dei prezzi.

 

"I consumatori devono capire facilmente quanto e per che cosa devono pagare quando acquistano servizi e nei loro confronti vanno applicate regole eque, ad esempio sull'annullamento dell'alloggio da parte del proprietario. Mi aspetto che Airbnb possa presentare rapidamente soluzioni adeguate". Questo è quanto dichiarato dalla commissaria europea per la Giustizia, Vera Jurova.

Attualmente, il modo in cui Airbnb presenta i prezzi dei servizi offerti sul proprio portale non appare essere in linea con le norme europee, in particolare la Commissione fa riferimento alla direttiva europea sulle pratiche commerciali sleali (Direttiva 2005/29/CE), a quella riferita alle clausole contrattuali abusive (Direttiva n. 93/13/CEE) e al regolamento sulla competenza giurisdizionale in materia civile e commerciale (Regolamento UE n. 1215/2012).

Le autorità europee dei consumatori e la Commissione hanno pertanto concetto del tempo ad Airbnb per intervenire, impartendo una serie di obblighi cui uniformarsi. Entro la fine di agosto 2018, la società dovrà presentare alla Commissione le proprie proposte di adeguamento che saranno esaminate. Nel caso in cui le stesse dovessero non risultare soddisfacenti, le autorità europee avvieranno un’attività coattiva nei confronti della società.

  • Per quanto concerne gli interventi per migliorare la trasparenza dei prezzi ed eliminare le pratiche commerciali sleali attualmente praticate, Airbnb dovrà innanzitutto, distinguere tra attività di accoglienza privata e attività di accoglienza svolta in maniera professionale, in quanto la situazione promiscua odierna è svolta in violazione della direttiva sulle pratiche commerciali. Pertanto, Airbnb dovrà:
  • modificare il modo in cui mostra le informazioni sui prezzi quando un utente avvia una ricerca sul portale, per garantire all’utente/consumatore di conoscere il prezzo totale, comprese tutte le tasse e le tariffe obbligatorie applicabili, come servizi di pulizia; nel caso in cui non fosse possibile calcolare il prezzo finale in anticipo, il consumatore dovrà essere chiaramente informato che potranno applicarsi oneri aggiuntivi;
  • indicare chiaramente se l’offerta è presentata da un privato o un professionista, poiché cambiano le norme relative alla protezione dei consumatori.

Maggiore chiarezza delle clausole o rimozione delle clausole illegali

La società dovrà inoltre intervenire sui propri termini e condizioni di utilizzo della piattaforma, impiegando termini chiari e comprensibili ed evitando che si creino, come al momento accade, squilibri tra i diritti e gli obblighi delle parti, in danno del consumatore.

Quindi, la Commissione ha imposto ad Airbnb:

  • di non indurre i consumatori ad adire un giudice di un paese diverso da quello del loro Stato membro di residenza;
  • di non privare i consumatori dei propri diritti fondamentali a citare un giudizio un soggetto che dà ospitalità in caso di danno personale o altri danni;
  • di non modificare unilateralmente le clausole e le condizioni, senza informare chiaramente i consumatori in anticipo e senza dar loro la possibilità di rescindere il contratto;
  • di regolare i casi in cui Airbnb può rimuovere i contenuti (attualmente è previsto un potere discrezionale e illimitato);
  • di chiarire ai consumatori i casi in cui un contratto può essere sospeso, senza per questo privare il consumatore del diritto ad un congruo indennizzo o del diritto di presentare ricorso;
  • di regolare chiaramente e in maniera trasparente e comprensibile la politica di Airbnb in materia di restituzioni e rimborsi e la raccolta delle richieste di risarcimento, concedendo ai consumatori l’esercizio del proprio diritto di ricorso e informandoli di tale diritto;
  • di rendere disponibile e facilmente accessibile e visibile sul portale il link alla piattaforma per la risoluzione online delle controversie e tutte le informazioni necessarie relative alla risoluzione delle controversie nel rispetto del regolamento ODR, in ottemperanza al Regolamento n. 524/2013.

Nel prossimo mese di settembre la commissione UE, le autorità di tutela dei consumatori ed Airbnb si riuniranno per analizzare le questioni rimaste in sospeso. Nel frattempo, la società dovrà attivarsi per presentare proposte soddisfacenti, in assenza delle quali l’azione delle autorità europee potrebbe diventare coercitiva e sanzionatoria.

L’adozione di tali interventi a tutela dei consumatori effettuati dalla Commissione Europea nei confronti di Airbnb si inserisce nel contesto del quadro di cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC – 2006/2004/CE), secondo cui le autorità di ogni Stato membro insieme alla Commissione europea hanno il dovere di collaborare insieme per far rispettare le norme europee in favore dei consumatori nel mercato unico.

Con specifico riferimento alla questione Airbnb, è intervenuta l’autorità norvegese nella sua funzione di coordinatore e in virtù di tale intervento, la Commissione Europea, assieme alle altre autorità CPC, analizzando la piattaforma della società, la presentazione delle informazioni, la descrizione dei prezzi, le policy e i termini e condizioni d’uso del sevizio, hanno deciso di assumere la posizione descritta nei confronti della piattaforma che offre i servizi di locazione per brevi periodi.


Annalisa Spedicato

Avvocato esperto in IP, ICT e Privacy