di Alberto Castelli e Alessandro Foti
Con una capitalizzazione odierna che sfiora 2,7 trilioni di dollari [1] le “criptovalute”, e ancor più l’architettura informatica su cui si basano (blockchain), paiono affermarsi non più come un impalpabile e oscuro parallelo mondo digitale e transitorio ma come un fenomeno mosso da un qualche valore degno di essere esaminato e reso fruibile anche ai non adepti.